Ager Falernus

Il vino più pregiato fin dagli Antichi Romani.

L’attuale territorio del comune di Falciano del Massico (CE), Ager Falernus in epoca romana (IV secolo a.C. / IV secolo d.C.), ha dato nome al primo celebre vino della storia: il Falerno.

Fu lo storico romano Tito Livio (Titus Livius; Patavium, 59 a.C. – Patavium, 17 d.C.) considerato tra i maggiori storici dell’Antica Roma assieme a Tacito, che alla fine dell’età repubblicana ne delimitò il territorio – descrivendolo a forma triangolare – con base (sud-est) sul corso del fiume Savone e vertice (nord-ovest) la cima del Monte Massico. Non è del tutto chiaro se la forma triangolare avesse solo un valore produttivo, oppure un riferimento amministrativo.
In entrambi i casi fu Roma a decidere di restringere i confini verso il Monte preservando una migliore linea di demarcazione con altri territori, per facilitare un sistema di qualità produttivo.

Intorno al 340 a.C., i Romani , avvalendosi di alcune tribù, genericamente denominate “tribù Falerine”, ripresero le tradizioni vitivinicole Magno-Greche, Etrusche ed Autoctone Campane, sviluppando un rinomato distretto vinicolo, suddiviso per zonazioni, altimetrie e varietà di suoli.

Furono create Tre tipologie di vino Falerno: CAUCINUM, vino proveniente da vigne in alta collina, FAUSTIANUM, vino proveniente dalle migliori colline sia per esposizione, pendenza dei terreni che per varietà dei suoli, e FALERNUM, vino generico proveniente da terreni pianeggianti.

La Prima Denominazione di Origine

Dopo la caduta dell’Impero Romano d’Occidente e in epoca Medioevale, il Falerno fu prodotto sotto altre denominazioni, perdendo così l’antico prestigio; il traffico diminuì, pur restando comunque attivi alcuni siti sulle pendici terrazzate del Massico.
Ritroviamo parziale ritorno alla notorietà in pieno Rinascimento (XVI secolo), quando sotto il nome di Fistignano, (Fastignano) fu elogiato da Papa Paolo III Farnese, il quale grazie al bottigliere Vaticano Sante Lencerio, ne faceva buon uso.

Alla fine del (XIX) diciannovesimo secolo, la fillossera devastò le vigne, ma grazie all’impegno di coltivatori, proprietari latifondisti della zona e notabili  tra i quali anche diversi componenti della nostra famiglia, già dal 1910, inizia il recupero, proseguito fino ai giorni nostri.
Maggiore attenzione fu dedicata a un vitigno antico, il “Primarulo” (Primitivo) citato già nel saggio di L. Menna del 1848 ben prima dell’arrivo della fillossera, ma poi anche successivamente giunto da Gioia del Colle grazie al coinvolgimento del Barone Falco. Sulla scorta di questo passato e dopo alterne fortune, nel 1989 arriva il riconoscimento a d.o.c., a conferma di una più specifica valorizzazione.